Al mèster” SCHENETTI
Al mèster non improvvisava mai le lezioni ma ogni giorno a casa trovava il tempo per preparare le lezioni redigendo una scaletta delle attività da svolgere in classe il giorno successivo il cui inizio era sempre scandito dalla preghiera. Della sua classe, sempre numerosa con non meno di 30 o 40 alunni, conservo, oltre alle vesciche nelle chiappe per le sculacciate ricevute, un ricordo meno traumatico anzi felice per il modo entusiastico e umano con cui spiegava la storia ovviamente rispettando i canoni impartiti dai programmi ministeriali che dovevano comunque ossequiare il regime a scapito spesso della verità. Un altro momento che destava l’attenzione incondizionata di noi alunni era l’ascolto delle notizie più importanti pubblicate quotidianamente sul giornale; tale attenzione sfociava addirittura in risate allorquando per giovedì grasso si cimentava nella lettura dialettale dello sproloquio di Sandrone Nel tempo mi è capitato sovente di incontrare qualche suo vecchio scolaro che pur non dimenticando le punizioni subite lo ha sempre ringraziato per l’educazione ricevuta. Ricordo che fra i colleghi del mèster ce ne furono alcuni che divennero dei “personaggi” nell’ambito dell’istruzione. Ne ricordo qualcuno emergente per taluni atteggiamenti caratteristici: Gilioli, eterno disordinato brontolone ma bravissimo disegnatore; Fontana un uomo, non più giovane ma pacifico avvolto nella mantellina nera con l’immancabile sigaro in bocca; Tranchida profanatore indefesso della sonorità della nostra lingua con le note stonate della sua pronuncia gutturale; non mancavano però anche rappresentanti del gentil sesso come la maestra Zanni eternamente preda di crisi inconsulte di nervi; la più mansueta Taccini meticolosa segretaria della scuola, la romantica Biasin, mia insegnante, con i capelli intrecciati raccolti sul capo come una contadinella Manzoniana solita iniziare le lezioni con la classica preghiera cantata: “….se vò se stò se penso immenso Dio ti vedo…”. Accanto a questi ”scrigni del sapere” non sfigurava l’esperto in “amor di vino” Spezzani: l’onnipresente famelico bidello ex carabiniere il cui tono baritonale della voce rintronava lugubre lungo i corridoi della scuola. Allora non esisteva il doposcuola e su sollecitazione di diversi genitori il mèster attivò anche corsi di lezioni private che teneva in casa a Braida. Il mèster era capogruppo degli insegnanti, si era assunto tra l’altro anche l’onere di curare il Patronato Scolastico che era l’organo preposto alla distribuzione gratuita di libri, quaderni e scarpe agli alunni più indigenti; tanta la stima e la riconoscenza che gli veniva attesta visto che andava di persona ad elemosinare fondi da sommare alle le magre sovvenzioni comunali. Enorme momento di riconoscenza allorquando fu chiamato a far parte della Commissione Provinciale d’Esame per l’abilitazione di candidati all’insegnamento. A riconoscimento dei suoi 40 anni ininterrotti di professione, nel 1956 l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi gli conferì la medaglia d’oro. In fine, raggiunti i 45 anni di servizio attivo, festeggiato da colleghi e conoscenti, il “maestro Schenetti” si ritirò in pensione regolare quietanza.

1895/1969
Estratto da “Il Maestro Schenetti” di Gabriele Schenetti